Un buco nell'acqua.

venerdì 2 marzo 2012

Intorno a Lucio.



Il sarcasmo e l'ironia sono ottimi modi per strappare le maschere e mostrare la realtà sgradevole che c'è sotto. Il problema è che, una volta che le regole dell'arte sono state smantellate, e una volta che le sgradevoli realtà diagnosticate dall'ironia sono state rivelate in pieno, "a quel punto" che facciamo? [...]A quanto pare vogliamo solo continuare a mettere in ridicolo la realtà.
L'ironia e il cinismo postmoderni diventano fini a se stessi, una misura della sofisticatezza e della spregiudicatezza letteraria degli scrittori. Pochi artisti osano parlare dei modi in cui si possa tentare di aggiustare quello che non va, perché rischiano di apparire sentimentali e ingenui agli smaliziati ironisti.
L'ironia si è trasformata da un mezzo di liberazione in un mezzo di schiavitù.

[DFW, Interviste]

Il 12 settembre 2008 ero appollaiata sulla sedia della mia camera con un manuale di phrasal verbs aperto sulle ginocchia e tre bignami di letteratura inglese in cui avevo riposto tutta la mia fiducia sconfinata per il superamento dei test d'ammissione all'università. Nel corso di una delle pause tra una forsennata sessione di studio e l'altra- ogni dieci minuti circa- mi era nato l'impulso di andare a curiosare in un forum che non frequentavo più da tempo. Nella sezione "Cinema&Libri" campeggiava a lettere cubitali la notizia del suicidio dello scrittore americano David Foster Wallace, con orazioni funebri, elegie e panegirici degli utenti a seguire. 
Non si era ancora verificato l'avvento di Facebook in Italia, la rete non era stata sottoposta a quel processo di appiattimento a una dimensione cui sarebbe inevitabilmente andata incontro nell'arco di pochi mesi, la democraticizzazione del web non aveva ancora raggiunto la sua acme d'orrore. 
Ora, voi ci potrete credere o meno. Personalmente, non me ne viene niente.
Non sto qui a raccontarvelo per giustificarmi, lo faccio perché mi è necessario e credo sia importante fermarsi qualche istante a ragionare. 
All'idea che avevo diciannove anni e non avrei più potuto leggere altro di Wallace che non fosse già stato pubblicato, ho provato una paralisi improvvisa. Ma non inspiegabile. Era una tristezza autentica, era un sentimento reale proprio perché fisico, tangibile, concreto. Il ruolo che Wallace ha ricoperto nel mio percorso di formazione come essere umano (badate bene, non si parla soltanto di letteratura, ma di umanità- non dovrebbe poi far questo la letteratura? Raccontarci cosa significhi essere umani oggi?) in pochi l'hanno avuto. Quando mi permetto di affermare: "mi manca David Foster Wallace", non la trovo una dichiarazione risibile. Mi manca la sua voce. Mi manca quel che diceva e il modo in cui cercava di esprimerlo al meglio delle sue possibilità, di arrivare a toccare l'ascoltatore/lettore, a costo di bruciarsi lui stesso. 
Il fatto che sia morto non l'hai mai reso un santo, un'icona, un modello comportamentale. 
L'opinione che avevo di lui quando era in vita non è mutata dopo la sua morte, né è andata esasperandosi in un'adorazione incondizionata e aprioristica. 
Ma è innegabile il fatto che il mio cervello sia in debito con David. 
La mia identità, la mia personalità, le mie idee lo sono.
In quel che sono diventata e continuo a diventare giorno dopo giorno David ha una parte di responsabilità. 
E certo che voglio e che ho bisogno di ricordarlo. 
Non mi devo giustificare con chicchessia per questo. Non mi sembra un motivo sufficiente per darmi della becchina e riversarmi addosso accuse di necrofilia. 
Non ho ricordato Whitney Houston perché non ha avuto nessuna influenza su di me, ma comprendo bene che per altri possa essere stata importante in determinate fasi della vita quanto per me lo è stato David.

Ecco una convinzione, la mia. Sensibilità e intelligenza non possono essere scisse. 
Se si atrofizza la sensibilità, muore l'intelligenza.
Questo l'ho imparato da David. 
Ho imparato che lo scetticismo serve per restare lucidi, ma non obnubilati. 
Ho capito che l'ironia può rappresentare un mezzo dal potenziale straordinario per uno scrittore, solo se ben utilizzata. Se sfruttata per ridicolizzare il ridicolo, porta alla necrosi. 
E giocare di cinismo quando non è necessario, quando il cinismo risulta fine a se stesso, una mossa autoreferenziale per dimostrare la propria intelligenza, è solo sintomo di stizza e di insoddisfazione.  

Ecco perché David è mio fratello.
Perché mi ha dato la possibilità di tornare a sentire quel crampo ieri.
Per questo mi espongo al pubblico ludibrio e scrivo: Lucio mi mancherà. 

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